ScambiaLibro all'Isolotto








Il progetto ScambiaLibro all'Isolotto ha l'obiettivo di far circolare libri tra gli abitanti del quartiere. I cittadini, le biblioteche di quartiere, le scuole, sono invitati a donare i volumi per stimolare una lettura libera, spontanea, accessibile. Le casette scambia libro possono essere collocate nelle aree giardino del quartiere, si appendono facilmente al tronco degli alberi senza recar loro alcun danno, sono prodotte su disegno originale da una azienda artigiana con oltre 25 anni di esperienza nella lavorazione del legno. 
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Sembra, ma non è




Sembra, ma non è.

Potrebbe sembrare l'alba di un giorno nuovo, finalmente una voce, anche senza idee ma una voce... dal basso. Le idee però fanno la differenza, bisogna imparare a riconoscerle, distinguere le buone dalle cattive, confrontarle e semmai... crederci.
Per esempio... ora nei tunnel eccedentari della val di Susa ci si potrebbero realizzare serre idroponiche per far crescere ad alta velocità la mariuana leggera. Si, quella del buco normativo... l. 242  02 12 2016...


art.1.1 La presente legge reca norme per il  sostegno  e  la  promozione
della coltivazione e della filiera della canapa (Cannabis sativa L.),
quale coltura in grado di  contribuire  alla  riduzione  dell'impatto
ambientale in agricoltura, alla riduzione del  consumo  dei  suoli  e
della desertificazione e alla perdita di biodiversita', nonche'  come
coltura  da  impiegare   quale   possibile   sostituto   di   colture
eccedentarie e come coltura da rotazione."


Ecco, comincia così, una legge a sostegno dell'agricoltura, una legge che incorona l'ipocrisia transgenerazionale sulla cannabis e la pone a suggello di una giungla normativa, quella sugli stupefacenti, in cui mai si è avuto il coraggio di semplificare, distinguere, depenalizzare...
Solo ora si parla di THC, CBD, percentuali e concentrazioni...
E allora, fatta la legge, via libera all'erba leggera, erba ovunque, al bar, al tabacchi, in farmacia... È leggera, è legale, rilassa.
In Italia se ti prendono con una canna in tasca e stai guidando, via la patente da uno a tre mesi a prescindere dalle sanzioni che ne seguiranno, se il thc è sotto lo 0,6 lo saprai dopo le analisi della sostanza, e intanto?
Il buco normativo... ma non c'era già abbastanza confusione? Senza entrare troppo nel merito di quali conseguenze legali potrebbe ancora avere coltivare erba in casa, non era meglio fare anche una legge che regolasse la coltivazione e il consumo privato di erba dal thc imposto? Non sono ancora maturi i tempi in cui poter distinguere? I semi di maria in vendita in ogni borgo d'Italia ma soprattutto online, producono erba pesante, thc dal 10 al 30%.
La può capire un non assuntore la differenza tra 1%, 10%, 20% di thc?
La differenza la capiscono bene Quei ragazzi (e non solo) che industriano garage o armadi con lampade e irrigazione per produrre preziosi bonsai.
Forse il legislatore non si è accorto che, desertificazione dei suoli a parte, la cannabis è al centro di un frastuono mediatico, protagonista di un mercato di lungo periodo,  transculturale, di simboli, in cui ormai non conta più il valore di scambio della merce ma lo spettacolo del consumo?
Fumare erba leggera, bere una birra o un tè alla cannabis non ha niente a che vedere con gli effetti del thc proibito ma gli effetti di questa legge non potevano non suscitare ilarità, ridono le autorità, ridono quelli di easy joint, ridono le signore sedute al bar che regalano erba a dei figli che ridono di quell'erba...
Qualcosa che stòna però c'è, invece di coinvolgere il ministero della sanità, che potrebbe adoperarsi in simpatiche tabelle su thc, genere, peso, stati della digestione, mix fumo/alcool, patente addio ecc. ecc., affidiamo alle politiche agricole un tema così delicato.
Che cosa dobbiamo dire a quei ragazzi, quelli che comprano 3 semi femminizzati a 50€ e poi lampade e irrigazione e fertilizzanti?
Che fumare fa male, il thc crea dipendenza come alcool, oppiacei, cocaina, nicotina, alla lunga può modificare il modo di essere, di vivere, di scegliere... chi glielo spiega a quei ragazzi quanto poco ne basti per passare dei guai troppo seri? Quale legge può aiutarli a difendere la propria libertà?
Il popolo di navigatori, marijuana e playstation è ormai adulto e con prole...  il mercato della canapa è in crescita, andiamo verso nuovi ibridi, nuovi spot, nuove leggi, nuovi elettori, nuove libertà.


« E canterò la canape, e la vera
Cultura d'un sì nobile virgulto,
Che ne' campi d'Italia, e piucchè altrove,
Nel felsineo terreno, e nel vicino
Centese floridissimo recinto [...]
S'alza e verdeggia, e selve forma ombrose,
Quando la stagion fervida comincia
A cuocer l'aria, e finché il Lion rugge
Nel ciel, dura a far ombra su la terra. »
(G. Baruffaldi, Il Canapajo, vv. 14-25)


Whistles for Flasks





Il signor Palomar ha questa fortuna: passa l’estate in un posto dove cantano molti uccelli. Mentre siede su una sdraio e “lavora” (infatti ha anche un’altra fortuna: di poter dire che lavora in luoghi e atteggiamenti che si direbbero del più assoluto riposo; o per meglio dire, ha questa condanna, che si sente obbligato a non smettere mai di lavorare, anche sdraiato sotto gli alberi in un mattino d’agosto), gli uccelli invisibili tra i rami dispiegano attorno a lui un repertorio di manifestazioni sonore le più svariate, lo avvolgono in uno spazio acustico irregolare e discontinuo e spigoloso, ma in cui un equilibrio si stabilisce tra i vari suoni, nessuno dei quali s’eleva sugli altri per intensità o frequenza, e tutti s’intessono in un ordito omogeneo, tenuto insieme non dall’armonia ma dalla leggerezza e trasparenza. Finchè nell’ora più calda la feroce moltitudine degli insetti non impone il suo dominio assoluto sulle vibrazioni dell’aria, occupando sistematicamente le dimensioni del tempo e dello spazio col martellare assordante e senza pause delle cicale.
Il canto degli uccelli occupa una parte varabile nell’attenzione auditiva del signor Palomar: ora egli l’allontana come una componente del silenzio di fondo, ora si concentra a distinguervi verso da verso, raggruppandoli in categorie di complessità crescente: cinguettii puntiformi, trilli di due note una breve una lunga, zirli brevi e vibrati, chiocciolii, cascatelle di note che vengono giù filate e s’arrestano, riccioli di modulazioni che si curvano su se stesse, e così via fino ai gorgheggi.
A una classificazione meno generica il signor Palomar non arriva: non è di coloro che sanno, ascoltando un verso, rinoscere a che uccello appartiene. Sente questa sua ignoranza come una colpa. Il nuovo sapere che il genere umano va guadagnando non ripaga del sapere che si propaga solo per diretta trasmissione orale e una volta perduto non si può più riacquistare e ritrasmettere: nessun libro può insegnare quello che solo si può apprendere nella fanciullezza se si presta orecchio e occhio attento al canto e al volo deli uccelli e se si trova lì qualcuno che puntualmente sappia dare loro un nome. Al culto della precisione nomenclatoria e classificatoria, Palomar aveva preferito l’inseguimento continuo d’una precisione insicura nel definire il modulato, il cangiante, il composito: cioè l’indefinibile. Ora egli farebbe la scelta opposta, e seguendo il filo dei pensieri risvegliati dal canto degli uccelli la sua vita gli appare un seguito d’occasoni mancate.
Tra tutti i versi degli uccelli si distacca il fischio del merlo, inconfondibile da ogni altro. I merli arrivano sul tardo pomeriggio: sono due, certo una coppia, forse la stessa dell’anno passato, di tutti gli anni a quest’epoca. Ogni pomeriggio, al sentire un fischio di richiamo, su due note, come d’una persona che vuole segnalare il suo arrivo, il signor Palomar alza la testa per cercare intorno chi lo chiama; poi si ricorda che è l’ora dei merli. Non tarda a scorgerli: camminano sul prato come se la loro vera vocazione fosse di bipedi terrestri, e si divertissero a stabilire analogie con l’uomo.
Il fischio dei merli ha questo di speciale: è identico a un fischio umano, di qualcuno che non sia particolarmente abile a fischiare, ma che si trovi ad avere un buon motivo per fischiare, una volta tanto e per una volta sola, senza intenzione di continuare, e lo faccia con un tono deciso ma modesto e affabile, tale da assicurarsi la benevolenza di chi l’ascolta.
Dopo un pò il fischio è ripetuto – dallo stesso merlo o dal suo coniuge – ma sempre come fosse la prima volta che gli viene in mente di fischiare; se è un dialogo, ogni battuta arriva dopo una lunga riflessione. Ma è un dialogo, oppure ogni merlo fischia per sè e non per l’altro? E, in un caso o nell’altro, si tratta di domande e risposte (all’altro o a se stesso) o di confermare qualcosa che è sempre la stessa cosa (la propria prensenza, l’appartenenza alla specie, al sesso, al territorio)? Forse il valore di quell’unica parola sta nell’essere ripetuta da un’altro becco fischiante, nel non essere dimenticata durante l’intervallo di silenzio.
Oppure tutto il dialogo consiste nel dire all’altro “io sto qui”, e la lunghezza delle pause aggiunge alla frase il significato di un “ancora”, come a dire: “io sto ancora qui, sono sempre io”. E se fosse nella pausa e non nel fischio il significato del messaggio? Se fosse nel silenzio che i merli si parlano? (Il fischio sarebbe in questo caso solo un segno di punteggiatura, una formula come “passo e chiudo”). Un silenzio, in apparenza uguale a un altro silenzio, potrebbe esprimere cento intenzioni diverse; anche un fischio, d’altronde; parlarsi tacendo, o fischiando, è sempre possibile; il problema è capirsi. Oppure nessuno può capire nessuno: ogni merlo crede d’aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui intende; l’altro gli ribatte qualcosa che non ha nessuna relazione con quello che lui ha detto; è un dialogo tra sordi, una conversazione senza capo nè coda.

 da "Palomar" I. Calvino 1983